mercoledì 23 giugno 2010

Dal fondo della buca

La sabbia mi sfugge tra le mani, scivolo. Giù.
E’ tutto il giorno che tento di arrampicarmi su per questo crinale sabbioso. E forse è più di un giorno.. non ricordo bene, ma mi pare che anche ieri lo stessi facendo.. e l’altro ieri?
Non ricordo.. curioso. Beh, mi verrà in mente. Ora devo uscire da qui, devo tornare..
Eh, ancora più curioso. Non ricordo nemmeno questo. A chi dovrei tornare? Dove? Possibile che non me lo ricordi? Che non abbia radici? Eppure qualcosa mi spinge a risalire questo pendio.. Che io non abbia passato?
E nemmeno futuro, a quanto pare, se va vanti così. Non riesco proprio a salire, maledizione. Ma come ci sono finito qui dentro? Ricordo vagamente, forse per il trauma qualcosa mi è rimasto in mente…
Stavo camminando. Era bello tutt’intorno, mi pare. Camminavo come trasognato, senza badare a quello che c’era intorno, perché in realtà stavo osservando il tutto. Camminavo, e c’erano altri con me. Anche loro erano persi, sognanti.
E poi questo buco. Abbastanza grande in verità. Più una conca che un buco. Scavata nella sabbia, le pareti non si riescono a scalare… In cima intravedo le fronde di qualche albero.. ma nemmeno una radice spunta dalla sabbia.
Strani, questi alberi senza radici. Come me. O magari sono semplicemente io che non le vedo, esattamente come non ricordo il mio passato.
Che un uomo senza passato, esattamente come un albero senza radici, sia destinato ad appassire lentamente? Eppure si appassisce lo stesso, pare. Tutti muoiono, radici o no. Forse serve solo a ritardare le cose.
Ma qui, in questa buca, dove ogni giorno è uguale al precedente (tanto da non riuscire a distinguere il passato dal futuro), forse avere radici non serve. Forse le radici sarebbero solo un impedimento. Come fare a fuggire se si è ancorati a terra in quel modo?
E’ così surreale stare qui. E’ un luogo senza senso. Né passato né futuro, né entrata né uscita, né inizio né fine.
Stava pensando in questo modo, il piccolo scarabeo, quando la terra tremò. Si voltò, e di colpo capì tutto, lui che non aveva mai potuto capire niente: non aveva memoria perché non avrebbe mai potuto fare qualcosa di tanto degno da dover essere ricordato. Non aveva futuro perché l’universo non aveva voglia né tempo per creare un domani a lui, che non valeva nulla.

Tutto questo capì il piccolo scarabeo, mentre impotente e rassegnato assisteva, calmo, all’avanzata del formicaleone.

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